ENRICO GIOVANNI VAYMER
(Genova 1665 – 1738)

  • Autore:  Enrico Giovanni Vaymer (Genova 1665 – 1738)

  • Tecnica: Olio su tela, cm 150 x 110 cm

Nacque a Genova nel 1665 da Endryck Vaymer, ottimo scultore di origine tedesca, che lavorò stabilmente per la famiglia Brignole-Sale (Sanguinetti) e Paola Ricci, una giovane genovese. Primo maestro di Gio Enrico fu certamente il padre. Passò quindi nella bottega di un mediocre pittore detto “Schiena” per arrivare fino a quella dell’affermato Maestro Giovan Battista Merano. Intorno al 1679 si recò a Roma dove frequentò la bottega del Gaulli e conobbe Giovanni Maria delle Piane detto Il Mulinaretto, pittore con il quale è stato spesso confuso. Al suo ritorno a Genova, nel 1684, iniziò con grande successo la sua attività di ritrattista, dedicata soprattutto alla nobiltà locale, ispirandosi all’eleganza della pittura francese e all’opera di Anton Van Dyck.

Nella prima decade del Settecento fu chiamato a Torino, dove soggiornò per tre anni, da il re Vittorio Amedeo II di Savoia per essere ritratto con tutta la sua “Reale Famiglia”. E, nella seconda decade del Settecento, fu chiamato nuovamente allacorte Sabauda per eseguire il ritratto del nuovo sovrano Carlo Emanuele III, figlio del precedente. Tornato a Genova morì poco dopo nel 1738.

Gio Enrico Vaymer è considerato concordemente dalla critica fra i protagonisti della ritrattistica genovese della fine del Seicento e primo Settecento.

GIO ENRICO VAYMMER edizione 1999 di Daniele Sanguineti, dipinto pubblicato a pag. 30 fig. 31.
Il dipinto viene rappresentato come primissima testimonianza dell’attività dell’artista, del suo primo periodo ed antecedente agli anni romani, quello svolto in bottega con i Gaulli verso il 1679/80.  pag.143 e pag. 31. Dal volume di Sanguineti si deduce che il Ritratto di dama è un’opera da considerarsi del più tipico linguaggio del Vaymer, dalla presenza della tipica pennellata densa e pastosa nell’indagine della veste nella quale si sgorgono pennellate sinuose e tocchi ricchi di materia dalla tonalità più chiara per simulare lo scorrere della luce sulle varie consistenze del tessuto blu e sul tendaggio e assai interessante è la modalità rappresentativa della dama staglaita contro un fondo scuro a destra e nello scorcio paesaggistico a sinistra (assegnabile a Carlo Tavella? pag.64) che si rivolge con lo sguardo profondo e magnetico, verso l’osservante.

Il ritratto di Dama è completo per l’impianto scenografico ; lo sfondo paesaggistico, la coloratissima composizione floreale in sintonia con la stagione poggiante su di un piano con base effigiato con telamoni il tutto con una leziosità di stampo francese e per far esaltare la dama ad alto rango.

Anche la dama presenta simbologie di estremo interesse, se i fiori, presenti in pochi dipinti del Vaymer. rinvivano a significati di purezza, altri oggetti come la collana di perle e l’anello esibito alludevano a ricorrenze di festività mondana, di fidanzamento o di fedeltà coniugale, dama esaltata anche dall’abito di un color vivace di seta e damascato

Sono rari i dipinti del suo periodo romano forte della formazione gaullesca e con il probabile aiuto del Tavella per il paesaggio.

Dipinto in ottimo stato di conservazione.

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